Film Malefica: viaggio nell'integrità femminileIl Film “Malefica” della Disney offre una nuova prospettiva alla fiaba della bella addormentata nel bosco.

Capita di rado di vedere i retroscena che ci permettono di comprendere le origini della malvagità di alcuni affascinanti “cattivi”, un altro caso lo troviamo nella saga di Guerre Stellari quando Anakin Skywalker diventa Darth Fener.

Trama (se conosci la trama del film puoi leggere sotto): Malefica, una giovane fata alata, vive nella Brughiera in armonia e nel rispetto di tutti gli esseri viventi che la circondano. In quelle terre tutti diffidano degli esseri umani per la loro bramosia di potere e l’uso smodato della violenza.

Presto Malefica conosce un giovane umano, Stefano, orfano come lei. Lui la va trovare tutti i giorni e all’età di sedici anni si scambiano un bacio di amore eterno.

Passano gli anni e  Stefano si prodiga per acquistare luce agli occhi del re, riducendo sempre di più l’interesse verso Malefica che lo attende, innamorata.
Un giorno il re, seguito dal suo esercito, invade la Brughiera senza rispettare le creature del regno, così Malefica aiutata dagli esseri dei vari regni di natura della sua terra, affronta la battaglia. L’esercito superstite batte in ritirata non prima di raccogliere il re morente sul campo.

Il re, nel letto di morte, lascia le sue ultime volontà. Chi porterà prova dell’uccisione di Malefica avrà il regno e la figlia. 

Stefano torna nella Brughiera, Malefica lo raggiunge e in poco tempo la loro unione torna a come prima di essersi lasciati. Stefano le offre da bere, Malefica cade in un sonno profondo del quale Stefano approfitta per amputarle le ali e portarle al re in cambio del regno e della figlia.

Il dramma, la disperazione per la perdita della parte di sé che le permetteva di volare la trasforma in un essere accecato dalla rabbia e assetato di vendetta. La brughiera, da luogo lussureggiante e vitale diventa una foresta oscura i cui abitanti vivono nel terrore e nella sudditanza di Malefica.

Il giorno del battesimo di Aurora, Malefica scaglia un maleficio sulla figlia del re, dal quale potrà uscire solo se riceverà un bacio di vero amore.

Questa fiaba ci parla della perdita dell’integrità, e del viaggio doloroso che compie Malefica per recuperare  e re-integrare le parte di sè che le sono state rubate attraverso l’inganno.

Malefica accecata dalla rabbia e dal dolore passerà i sedici anni successivi nell’attesa dell’avverarsi del suo maleficio e per fare questo resta a stretto contatto con la bambina Aurora che per portare a termine la sua vendetta deve crescere nella bellezza e nella gioia. E’ solo prendendosi cura di lei che potrà ritrovare dentro di sè la fonte della sua guarigione. Sarà lei che darà il bacio del vero amore ad Aurora risvegliandola dall’eterna morte vigile che le aveva inflitto.

Ogni volta che dentro di noi si è creata una frattura abbiamo dovuto ri-arrangiare la nostra esistenza e le fratture fanno parte dell’esperienza umana così come la spinta a procedere nonostante questo. Più è grande la frattura più dolorosa sarà la cicatrice e più o meno consapevolmente ne porteremo gli strascichi.

Le cicatrici nuove o vecchie rappresentano il ponte tra ciò che è stato e ciò che c’è ancora ed è solo attraverso la cura amorevole di queste che potranno assumere valore o restare un brutto ricordo.

Il dolore della perdita, così come il dolore fisico di una cicatrice, se non curato produce movimenti e azioni non armoniose e se proviamo a vederlo in termini psicologici possono manifestarsi in rabbia, aggressività, bramosia, insoddisfazione, senso di inadeguatezza, disistima, mancanza di fiducia in sé e negli altri.

La storia di Malefica ci riporta alla nostra storia, alla storia di chi è animato da azioni e sentimenti negativi verso gli altri. Malefica scaglia malefici verso chi ritiene responsabile della propria sofferenza e genera vittime, solo l’esperienza la porterà a comprendere (integrare) che la sua guarigione dipende dal darsi la possibilità di credere in ciò che più l’aveva delusa, nel suo caso l’amore vero.

Quante volte riteniamo gli altri responsabili del nostro dolore e della nostra rabbia? E quante volte invece abbiamo compreso che quella rabbia e quel dolore sono le nostre cicatrici che risuonano all’azione degli altri?

Curare le nostre cicatrici ci riporta all’integrità, accusare gli altri del dolore delle nostre cicatrici, invece, non fa che aumentarne il dolore portandoci in un circolo vizioso che non genererà mai reale guarigione.