“Dottoressa, ancora una domanda: secondo lei come dev’essere una coppia dopo tredici anni di matrimonio?” mi chiede l’uomo dall’altra parte della scrivania di fianco alla donna con la quale ha condiviso gli ultimi tredici anni della sua vita….addolorati e smarriti scoprendosi all’interno di una unione ormai solo di forma.
Difficile non cadere nel banale, come deve essere…. Il termine deve mi fa pensare e si riferisce a qualcosa che è definito dall’esterno. Allora qua sì che ci va un Dottore che dica, “non si preoccupi è normale che dopo tredici anni di matrimonio, un figlio, varie vicissitudini che hanno distratto entrambi dalla coppia, è normale che ci si senta così, questo è il matrimonio ora andate avanti e vedrete che poi passa. ”
Oppure, come può essere una coppia, come ci si può sentire dopo svariati anni di unione, i figli o la mancanza di figli, vicissitudini che hanno portato a trovarsi distratti dalla coppia, il lavoro, la famiglia d’origine…come ci si sente, chi si è diventati, come si sono evolute le due persone in questi anni? Riconoscono ancora la persona che avevano scelto? Riconoscono ancora loro stessi nella scelta fatta ? Con quali aspettattive si erano sposati con quali sogni e progetti e come la realtà ha permesso di realizzarli o impedito di farlo? Sono stati abili a cavalcare le onde che le maree hanno proposto, oppure si sono fatti travolgere trattenendo il respiro per non annegare? E oggi che ci si sente soffocare dove rivolgono il volto per prendere l’aria che è mancata in quei momenti là?
Da qualche parte ho letto di una coppia di anziani che festeggiavano il loro cinquantesimo anno di matrimonio, alla domanda: “Qual’è il segreto della longevità del matrimonio?” la moglie ha risposto: “Noi siamo cresciuti nei tempi in cui le cose rotte si aggiustavano oggi invece le cose rotte si buttano e se ne comprano altre.”
Altra cosa è tenere le cose rotte senza aggiustarle nè sostituirle fingendo che funzionino.
Mi piace la descrizione dell’amore e del matrimonio scritta da Khail Gilbran e chiudo così:
“Vi sia spazio nella vostra unione,
E tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore:
Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro”
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