Durante uno dei pomeriggi di supervisione casi* alla scuola di specializzazione in Psicoterapia Sistemico-relazionale, si prendevano in esame i pensieri ricorrenti, pensieri ossessivi che affollano la mente e non l’abbandonano finché non lo decidono loro. Alcune volte si presentano anche durante il sonno e funzionano da sveglia ogni notte alla stessa ora. I pensieri ricorrenti non rientrano esclusivamente nelle patologie ossessive, possono abitare anche la mente delle persone non patologiche e restarci per qualche tempo.
Sono passati diversi anni da quel pomeriggio ma il suggerimento dato allora dalla didatta Paola Stradoni, che ricordo con stima e affetto, mi è ancora molto utile e spesso lo ripropongo a chi mi chiede come trattare i pensieri ricorrenti.
Il consiglio era di allenarsi a vedere i pensieri ricorrenti come delle nuvole, cercare di scacciarle sarebbe una fatica inutile, si possono osservare nei loro movimenti e lasciarle passare. Una sorta di dissociazione tra sé e i propri pensieri ricorrenti.
La proposta è quindi quella di immaginare la nostra mente come uno spazio aperto all’interno del quale possono passare anche delle nuvole nostro malgrado; permettere e attendere il loro passaggio esattamente come avviene in cielo nelle giornate di primavera. Non è possibile scacciarle e allo stesso tempo seguirle sarebbe come prolungare il disagio.
Questo modo di pensare va allenato, all’inizio si farà un po’ di fatica ma una volta appreso diventa un’utile strumento da applicare.
Ho letto un articolo su osservatoriodipsicologia.it che esplora le origini di questa forma di pensiero ricorrente, le situazioni e le esperienze che ne facilitano l’apprendimento. Sembra che l’iperprotezione genitoriale nei primi anni di vita del bambino, intesa come limite alla libertà di esplorare ciò che circonda, abbia un ruolo rilevante.
Ecco il link dell’articolo citato: “Concedersi le Preoccupazioni per evitare il Rimuginio” di Chiara Manfredi.
* la supervisione casi è un’attività di confronto tra professionisti su una relazione terapeutica in atto.
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