fonte: mammenellarete.it

Non di rado, nei colloqui individuali o di coppia, emerge l’argomento della suocera invadente. Il rapporto con la suocera o con i suoceri o con il coniuge che non prende le nostre parti in situazioni in cui lo riteniamo necessario,diventa spesso argomento di conflitto e motivazione alla ricerca di una maggiore indipendenza dalla famiglia di origine: la propria e quella del coniuge.

Il tema della “suocera invadente” o di una famiglia d’origine che sente il dovere di intervenire nelle scelte della nuova famiglia non può essere trattato se non assieme al tema dell’emancipazione e dell’indipendenza dalla propria famiglia.

Madri e suocere

I riferimenti alla suocera tornano spesso nei racconti che ascolto e nelle domande che pongo. Non potrebbe essere diversamente: così come il rapporto con la propria madre è uno dei temi più affrontati e utili nella psicoterapia individuale, anche il rapporto con la suocera diventa argomento ricco di riflessioni in quanto ci porta immediatamente ad una nuova “configurazione geometrica” e quindi un aumento di complessità relazionale e di conseguenza possibili difficoltà.

Mi spiego meglio:

 

“I mammeta e tu”

Se nella relazione con la propria madre facciamo riferimento ad una diade caratterizzata da un rapporto di discendenza -madre\figlio-a,dove ci sono solo due persone in relazione,  nel rapporto con la suocera ci troviamo automaticamente in un triangolo perché  siamo in relazione con la madre del nostro coniuge proprio  perché ne abbiamo sposato il figlio\a; questo prevede che la relazione non sia solo tra due persone che scelgono di frequentarsi, ma tra due persone che si trovano in relazione proprio a seguito di un terzo; con una relazione più stretta e dalla storia più antica.

La relazione con i suoceri, quindi, ha una matrice di partenza più complessa rispetto alle altre relazioni e prevede che ci si inserisca all’interno di una storia famigliare già avviata ricca di esperienze e aspettative reciproche. Non possiamo dimenticare che l’arrivo di una nuora o di un genero completi l’uscita del figlio\a dalla famiglia di origine affinché generi una nuova famiglia che porterà a nuove priorità.

In alcune famiglie il rapporto tra suoceri e nuore\generi è un grande dono: non sono poche le persone che attraverso la propria relazione coniugale hanno acquisito un’arricchente e talvolta riparatore rapporto con la propria suocera o suocero e hanno potuto giovare e offrire giovamento a questa nuova realtà familiare. Davvero una grande fortuna!

Per qualcun altro invece, a cui dedico queste riflessioni, la relazione con la famiglia di origine del il proprio coniuge è un rapporto faticoso e pieno di insidie che talvolta si insinua nelle crepe create dalle naturali difficoltà che la coppia si trova ad affrontare nella sua evoluzione.
E’ attraverso la crisi nella coppia che emergono le difficoltà relazionali con la famiglia di origine. Qualcuno invece direbbe che è attraverso le difficoltà relazionali con la famiglia d’origine del coniuge che nascono le difficoltà nella coppia. Punti di vista: di fatto le incomprensioni con le famiglie d’origine possono diventare territorio di grandi conflitti coniugali.

 

Perché talvolta il rapporto con i suoceri è difficile?

Perchè ci si sente di doversi difendere da “suoceri invadenti”?
Come può una coppia sopravvivere ai conflitti che si generano a “causa” dei suoceri?

Per rispondere a queste domande occorre prima comprendere quali sono stati i presupposti per creare questa situazione e come detto all’inizio di questo articolo, il vissuto di invadenza o l’invadenza vera e propria va vista anche dal punto di vista suo opposto, quello dell’emancipazione e dell’indipendenza. Pensiamoci bene, sono i due lati della stessa medaglia ed entrambi necessitano della collaborazione delle due parti per esistere.

 

Evoluzione del rapporto con le famiglie di origine

Proviamo ad immaginare la famiglia di una volta in cui, da generazioni e generazioni i figli diventavano adulti e nel diritto di scegliere per il proprio nucleo famigliare solo quando i propri genitori fossero morti oppure non più in grado di gestire il tutto. Potrebbe essere una famiglia di quelle allargate, dove i figli portavano a casa la nuora o il genero e si viveva tutti insieme, si lavorava assieme si condivideva la realtà quotidiana. In questo caso non c’era il nuovo nucleo famigliare ma si era tutti parte della stessa famiglia, probabilmente con regole rigide e con poca possibilità di trovare il proprio modo di “stare al mondo”.

Con il tempo ed il cambio della società questo tipo di famiglia ha lasciato il posto a nuove famiglie in cui i figli andavano ad abitare altrove e piano piano il concetto di famiglia ha subìto modifiche differenziando famiglia di origine e famiglia nucleare. Alcune volte però si utilizzano vecchie regole per nuove situazioni: in questo caso anche se il figlio lascia la casa resta sempre sotto “tutela” del genitore.

 

Emanciparsi dalla propria famiglia di origine

Proviamo ad immaginare il processo di emancipazione dei nostri genitori nei confronti dei propri genitori, i nostri nonni.
Come sarà stato?
Quanto i nonni avranno influenzato le scelte dei nostri genitori in termini di lavoro, studio, scelta del partner, luogo dove vivere, nomi dei figli, scelte educative dei figli, scelte economiche, scelte alimentari rituali e abitudini festive?
Quanto i nostri genitori saranno stati in grado di fare scelte differenti dalle indicazioni ricevute senza per questo rinunciare o danneggiare il rapporto con i propri genitori?
Saranno riusciti a trovare una propria strada senza sentire di “tradire” le proprie origini e le aspettative dei genitori?
E noi?
Qual’è stato il nostro processo di emancipazione?
Fino a che punto ci sentiamo emancipati dalla nostra famiglia di origine?
Per emancipazione si intendono più cose: dalle più concrete ovvero saper svolgere le questioni quotidiane da soli, poter scegliere il luogo in cui si vive, avere autonomia economica, autonomia pratica, a quelle meno scontate ovvero le scelte personali, i processi decisionali, la percezione delle cose che ci circondano.
Un altro elemento importante nel processo di emancipazione è la capacità di poter operare delle scelte in autonomia a differenza di agire in modo reattivo e in opposizione a ciò che ci viene detto. L’autonomia qui consiste nella “distanza emotiva” tra ciò che sentiamo sia giusto fare e ciò che gli altri si aspettano che facciamo.

 

Suocera invadente vs emancipazione della coppia

Dopo aver riflettuto su queste argomentazioni possiamo provare a riosservare il nostro rapporto con i  genitori e  i suoceri.

Possiamo provare a confrontarci con il nostro coniuge rispetto ai reciproci processi di emancipazione e condividere quanto sia difficile emanciparsi da adulti sotto “l’invasione” dei suoceri nei casi in cui il processo di emancipazione non sia progredito assieme alla crescita biologica dell’individuo, a partire dalla prima infanzia.

Una volta individuato che un processo di emancipazione dalla propria famiglia debba essere preso in considerazione si può iniziare a trattare il problema della “suocera invadente” che diventa solo uno degli aspetti di una situazione non “evoluta” a tempo debito. 

 

Proviamo a capirne l’evoluzione

Quando due persone si attraggono, nelle prime fasi di unione passionale e profonda, si genera uno stato di impermeabilità tra ciò che accade dentro la coppia in divenire e ciò che accade attorno. Questa prima fase di innamoramento permette ai due di unirsi saldamente e creano una realtà terza, che non è data solamente dall’unione dei due (1+1). La coppia è un organismo a sé, tant’è vero che se i membri della coppia si lasciano e si uniscono ad un’altra creeranno una coppia diversa, con caratteristiche di funzionamento nuove che derivano, appunto, dall’unione dei due membri.
Sorvolando sulle altre fasi evolutive della coppia arriva un momento in cui la coppia torna gradualmente e sempre di più alla vita sociale, di apertura verso il resto del mondo e investe un ruolo: è una coppia per tutti, i due hanno una relazione e un progetto. Il partner entra nella vita sociale dell’altro, famiglia e amici.
La domanda da porsi è “sarà stata in grado questa coppia di creare una identità solida abbastanza da non permettere agli agenti esterni di influenzarne la salute?” in altre parole: la coppia, vista come un organismo a sé, ha un sistema immunitario abbastanza forte?